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Riqualificazione del centro di Forio d’Ischia

RIQUALIFICAZIONE DEL CENTRO DI FORIO D’ISCHIA, 2003 / 2004
Con Raffone & Associati

Estratto dal capitolo 33 di “Altre parole nel vuoto”, Giannini 2012
LETTERA AI CITTADINI DI FORIO D’ISCHIA – DAL RINNOVO STRADALE ALLA SUA RIQUALIFICAZIONE, DAI CONSIGLI DEI CITTADINI ALLE ISTRUZIONI D’USO

PIETRALAVICA – Sono stati i materiali vulcanici come il tufo e la pietralavica ad aver conformato da un paio di millenni i paesaggi campani. Più morbido e malleabile, il tufo ha plasmato le opere in elevazione, generalmente protette dall’intonaco, mentre i blocchi di pietralavica, duri e scuri, tappezzano ancor oggi le pavimentazioni di quasi tutti i centri urbanizzati della Campania.
Il basolo nostrano è una pietra vulcanica di forma quadrangolare con uno spessore adeguato ad essere conficcato nel suolo. Reso stabile per contrasto, è una solida radice che manifesta l’inequivocabile vocazione alla permanenza. Sono strutture poco percepibili perché consuete tuttavia esprimono con discrezione la sapiente abilità che anonimi posatori hanno acquisito da una tradizione secolare. Basoli, cordoli, cordoni e zanelle disegnano trame e ritmi in quella sorta di scorza che, interposta fra la terra ed il cielo, incontra alla quota zero le radici degli edifici spingendosi spesso nello spazio interno dei cortili privati. Le superfici lapidee, apparentemente piane, si stemperano negli adattamenti del suolo e si plasmano alle esigenze dell’acqua.
Cavare, sbozzare, trasportare e sistemare con precisione ogni pezzo al posto giusto ha comportato un lavoro enorme che paradossalmente oggi non è alla portata dei nostri mezzi oltre alle difficoltà di reperimento dovuti alla chiusura delle cave per la tutela ambientale del Vesuvio. Così, il povero ed anonimo basolo napoletano è divenuto un materiale prezioso che è addirittura rubato e la cui unica fonte di reperimento resta il riutilizzo dell’esistente.

PROGETTO – Le attrattive del territorio di Forio sono un’eredità di uomini e sistemi produttivi del passato che hanno sedimentato valori costruttivi capaci d’incrementare la generosità della natura. Da alcuni anni quei valori sono insidiati dalle nuove economie che come una ruggine corrodono equilibri secolari. Al contrario, i forti caratteri del centro urbano di Forio sono ancora in grado di opporre un’efficace resistenza alle pressioni degli egoismi della contemporaneità.
Sulle tracce di artisti, registi e viaggiatori che approdavano a Forio affascinati dalla sua bellezza, abbiamo riletto quei valori cercando di preservarli, senza imbalsamarli, con l’unica arma di cui disponevamo, quella del progetto moderno che nella nudità delle cose trova la sua essenza applicabile nel solo luogo possibile cioè la strada. Una cultura del presente, discreta ma esplicita, che senza far ricorso alla maschera rimanda al silenzioso rigore della trama lapidea.
Per i lavori di riqualificazione del centro storico di Forio, che si fondano sul principio di conferire un carattere unitario alle nuove pavimentazioni, l’esigua possibilità di trovare vecchi basoli ha indotto – in accordo con il funzionario della Soprintendenza Paolo Mascilli Migliorini – ad usare lastre segate di pietra dell’Etna, geologicamente affini a quelle del Vesuvio. Queste, riguardano il rifacimento dei due tronchi di via Di Lustro, via Marina, piazza Belsofiore ed il Corso Regine mentre i residui appezzamenti di basolato saranno riutilizzati nelle vie Torrione e S. Antonio Abate.
Sul piano tecnico, l’intervento ha investito l’adeguamento dei sottoservizi, specie le canalizzazioni per lo smaltimento delle acque meteoriche, mentre sul piano strutturale è stato eseguito un idoneo massetto di calcestruzzo armato esteso all’intera superficie da pavimentare a lastre segate.
La volontà espressa dall’Amministrazione Comunale di abolire la circolazione veicolare (limitata ai residenti ed ai servizi d’emergenza) è stata colta come occasione per abolire i marciapiedi sostituiti da sezioni sagomate in ragione dello smaltimento acque. Questa scelta conferisce tangibili vantaggi all’uso pedonale ed incrementa la qualità dello spazio ampliando la sua percezione visiva.
L’architettura delle strade si pone a servizio dell’estetica degli edifici e trova la sua ragione nelle texture delle lastre che seguono un preciso ordine geometrico. Il costoso trattamento a scalpello delle pietre è manifestato dalla trama dei giunti da due centimetri.
Il tema della “linea” è il parametro di riferimento che contraddistingue l’intervento. Per esempio, la zanella sul margine sinistro del primo tronco di via Di Lustro segna in diagonale piazza Belsofiore e si ricongiunge con la zanella di destra del secondo tronco che conduce all’incrocio con il corso Regine. Ancora più marcato, il tema è espresso dalle bande parallele che nel perfetto allineamento misurano l’andamento mistilineo delle quinte del corso Regine. A meno delle impercettibili pendenze, il pavimento si presenta livellato e privo di ostacoli, compreso lo slargo della fontana riconfigurato in un unico piano con la strada e con la pedonalità estesa fino ai tronchi dei ficus benjamin.

ARREDI – Come gli spaghetti con le cozze esprimono il meglio senza correttivi, le nuove pavimentazioni si pongono come sostantivi che escludono ulteriori aggettivi, cioè le qualità strutturali non necessitano di ornamenti, additivi o arredi. Perfino l’esigenza di inserire panche, in verità a lungo ricercata, ha dato esito negativo: i luoghi dell’intervento tendono ad escludere questi elementi che sarebbero d’ingombro per i pedoni ed inopportuni per gli esercizi commerciali. Alcune possibilità di seduta le offriranno i dissuasori in pietra e la base della grande fontana che storicamente è un posto d’incontro per sedersi.
Uno specifico ambito d’arredo – desiderato da molti cittadini – è stato ritagliato in piazza Belsofiore. L’ambito è composto da un albero di carrubo (consigliato dal soprintendente Enrico Guglielmo), una panchina ed una fontana. La panca è un monolite poggiato su putrelle con apparecchi illuminanti nell’intradosso, la fontana è un trilite con cannello in acciaio.
Il tessuto urbano di Forio induce a spostarsi e riserva l’emozione della scoperta di scorci ed emergenze, della compressione e dilatazione dello spazio, delle visuali esplicite e parziali, degli allineamenti annunciati e poi negati. Proprio analizzando questi fattori sono stati posizionati i tre elementi in piazza ed in particolare la fontana che, per bere, costringe a traguardare il campanile attraverso il trilite. L’insieme è stato riconfigurato dopo la negoziazione con una proprietaria e col sindaco che ha voluto garantire la possibilità di montare il palco per le manifestazioni pubbliche.
Stiamo valutando l’opportunità di inserire un’altra fontana, un blocco di pietra sudante, in sommità di via Torrione.
Unici elementi mobili saranno i gettacarte di produzione industriale posizionati ad intervalli adeguati. Più oltre vedremo perché è stata esclusa la presenza di vasi e piante ornamentali. Allo stato, l’illuminazione esistente sarà integrata da quella ad effetto dei riflettori posti sotto gli alberi e la panchina.

ISTRUZIONI D’USO – Il nostro intervento non ambisce a “lasciare il segno” colonizzando il luogo con qualcosa che ci debba rappresentare ma, al contrario, tende a far scomparire l’autore a favore delle qualità esistenti e per la comodità della vita di cittadini e turisti. Ora poiché le strade e piazze interessate dai lavori sono le più vitali del centro di Forio, come abbiamo constatato anche nei mesi invernali ed a cantiere aperto, vogliamo consegnarle agli abitanti con pochi, semplici consigli per il miglioramento del paesaggio urbano affidato direttamente alle loro cure.
Il fondamento è considerare lo spazio stradale come spazio proprio e simmetricamente, se ben tenuto, apprezzarlo per i suoi tangibili vantaggi individuali.
I nostri centri abitati conservano lo spirito stradaiolo greco-romano; sono città mediterranee dove come a Pompei ancor oggi esercizi commerciali, caffè, bar e ristoranti polarizzano la gente. Le vetrine concorrono a dare identità alla strada, ma possono deturparla o, all’opposto, rappresentare casi esemplari di decoro urbano.
Il nuovo assetto che partirà dal calpestio, potrà indurre un graduale diradamento di tutte quelle parti ed elementi che disturbano l’impaginato originario degli edifici.
L’esperienza maturata nella progettazione di negozi (divulgati da libri e riviste ma soprattutto apprezzati dai venditori) m’induce a suggerire di rimuovere i proiettori esterni e potenziare quelli interni, molto più efficace come richiamo per la merce.
In occasione del rinnovamento dei negozi sarebbe opportuno semplificare le vetrine allargando le specchiature fino ai limiti dei vani e con telai sottili. Poiché è provato che la riduzione dei segni in eccesso migliora la chiarezza del messaggio, sarebbe a tutti conveniente dimensionare le insegne senza invadere spazio e superfici e similmente le tende potranno essere diversificate rimanendo nelle larghezze dei vani.
Sono principi elementari che, col ritrovato senso di ordine introdotto dalle nuove pavimentazioni, metteranno in evidenza le qualità delle quinte urbane.
La sorprendente eleganza che si otterrà dal nuovo dialogo fra strada, edifici e negozi renderà superflui gli “abbellimenti”: liberare la strada dalla confusione di vasi e inutili addobbi darà miglior presenza alla gente, cioè al più variegato scenario del palcoscenico urbano.
Credo che qualunque cosa nel posto sbagliato e nella misura sbagliata possa essere brutta e, andando contro un diffuso luogo comune secondo cui <cemento è brutto e verde è bello>, sostengo che il cemento può essere bellissimo ed il verde risultare inopportuno. Tuttavia, alle pressioni di eliminare i ficus benjamin dal corso Regine ho elevato una ferrea opposizione. Ho difeso quegli alberi perché, come altre piante esistenti, sono parte dei valori intrinseci di Forio, sono bellissime e d’estate danno ombra e frescura. Per eliminare il “fastidio” causato dagli escrementi degli uccelli basterà un semplice impianto ad ultrasuoni, mentre per controllare le ramificazioni sarà sufficiente sfoltirle con la normale manutenzione. La cura riservata a quanto avviene in alto avrà il suo omologo in basso dove la tutela delle pietre dovrà essere a carico di bar e ristoranti che, come in tutte le città storiche italiane ed europee, porranno tavoli e sedie direttamente sul selciato con l’intesa di non elevare barriere di qualsiasi natura. Nei fatti, saranno proprio i gestori a godere i maggiori vantaggi dall’assenza di transenne, vasi e piante.
Ricordo che in un caffè presso il Canal Grande a Venezia, non fu assolutamente possibile aggiungere neanche una sedia: il gestore temeva la revoca della licenza se avesse violato lo spazio fissato da invisibili confini. Questo principio dovrebbe essere una prescrizione oggetto di un’ordinanza comunale da far rispettare con rigorose sanzioni. Ugualmente multe ben salate dovrebbero dissuadere i non residenti ad eludere le strade pedonalizzate cioè via Di Lustro e corso Regine ai cui margini saranno posti dissuasori in pietra con un varco per garantire le emergenze.

PARTECIPAZIONE – Ogni arte o mestiere esprime la sua specificità ma, il cinema e l’architettura hanno in comune il fatto di essere entrambi attività collettive. L’architettura più del cinema perché, oltre coinvolgere molti soggetti e competenze, non è mai finita ed implica il coinvolgimento diretto degli utenti. Infatti, l’architettura è anche l’unica forma d’arte a cui non si può sfuggire. Se questo è vero per qualsiasi modificazione dell’ambiente, ancor più grave è la responsabilità negli interventi pubblici, una consapevolezza che non dovrebbe mai dar luogo a pentimenti. Rapporti di partecipazione, oggi impensabili perfino a Napoli, hanno caratterizzato l’andamento dei lavori: passanti, negozianti, proprietari, vigili urbani e prelati sono stati prodighi di opinioni su modi e cose da fare. Pareri che abbiamo registrato, filtrato e talvolta scartato ma che comunque da noi tutti dello studio sono stati vissuti con estrema simpatia. Qualche rara disapprovazione, specie nei lavori del primo intervento, è stata bilanciata dalle molte manifestazioni di apprezzamento con l’esortazione a perseguire i nostri intenti.

UN AUSPICIO – Sarà il tempo a sancire se le strategie d’intervento del centro storico con i semplici accorgimenti su elencati potranno contribuire a riconquistare l’incanto di Forio. E sarà ancora l’uso a verificare se – com’è successo in via Di Lustro e piazza Belsofiore – i cittadini potranno avviare una graduale emulazione della “discrezione” del nostro progetto sostituendo il costume di “aggiungere” con quello del “togliere”.
Un’inversione di tendenza già posta alla base del “Piano di Riqualificazione Urbanistica ed Ambientale” da noi redatto oltre due anni fa e che, per accedere ai finanziamenti regionali, attende l’approvazione del Piano Urbanistico Comunale, indispensabile strumento alla sua preziosissima attuazione per il miglior futuro economico e culturale di tutto il territorio di Forio.

Sandro Raffone

Napoli, 16 gennaio 2007

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