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RESTAURO EX GIL CON AUTOPARCHEGGIO SOTTERRANEO, AV
Con Gianluca Di Vito e Ufficio di Riqualificazione Urbana del comune di Avellino. Modello di Franco Di Gianni, foto del modello di Moreno Maggi.
Pubbl. su: “d’Architettura” n. 20 3003; “Centro per le arti cinematografiche” Rotary Club Avellino 2007; “Altre parole nel vuoto” Giannini 2010; “Architettura e città del 3° millennio” 2012.
Il restauro della Gil di Avellino lo assunsi con l’entusiasmo che deriva da un atto d’amore, ciò che mi portò a studiare l’opera di Enrico Del Debbio, scoprirne il talento di progettista razionalista, conoscere le vicende delle “Case per la gioventù” promosse da Renato Ricci e il ruolo di Del Debbio nel fissare una tipologia che non aveva modelli (il regesto di “Case del balilla” a cura di R. Capomolla, M. Mulazzani e R Vittorini, Electa 2008, riporta oltre 250 case della gioventù realizzate in tutta Italia in una decina di anni). La collega e figlia di Del Debbio Gigliola ci fornì copie del progetto con la bella tempera e mi regalò alcune foto scattate dal padre nel 1936 quando fu inviato in missione ad Addis Abeba insieme a Gio Ponti e Giuseppe Vaccaro, foto che pubblicai su “Eritrea Razionalista”, Giannini 2010.
Con Gianluca e Rino Carullo ci recammo a Roma per visitare il Foro Mussolini, l’Accademia di Educazione Fisica, le foresterie e lo Stadio dei Marmi, quindi il gruppo di giovani collaboratori effettuò il rilievo della Gil in ogni sua parte. Per volere del dirigente, lo scheletro cementizio fu rinforzando con fibre di carbonio e dotammo l’edificio di moderni impianti tecnici. Disegnai tutti i dettagli compresi gli infissi sul modello di quelli fornitimi da Gigliola. Sotto l’ex piazza d’armi è stato costruito un garage sotterraneo mentre la sala d’armi è stata adibita a “bar degli artisti”. La Gil era color tufo ma optammo per un bel “rosso Del Debbio” pensando non come lo volle allora l’autore, ma come lo avrebbe colorato oggi.
Il complesso, destinato alle “arti cinematografiche”, avrebbe fatto riviere le radici irpine della settima arte, inoltre avrebbe raccolto il cospicuo archivio della Fondazione Camillo Marino e rilanciato lo storico premio cinematografico “Laceno d’oro”. La torre dell’arengario avrebbe ospitato una mostra permanente di Enrico Debbio e del suo allievo irpino Francesco Fariello (era nel gruppo di Quaroni e Muratori). Nutrivamo la speranza che l’architettura della Gil potesse favorire la rieducazione estetica di progettisti, committenti e costruttori.
Del Debbio impiegò due anni per costruire la ONB, noi fra progetto e costruzione cinque e dopo numerose vandalizzazioni, il comune non ha ancora deciso cosa farne frustrando 5 milioni di euro di denaro pubblico.
Per le responsabilità di questa inazione, come quelle del freno posto al piano di riqualificazione, il legislatore dovrebbe formulare la colpa per il “delitto di accidia”, dal greco AKEDIA, composto da A (senza) e KEDIA (cura), cioè senza cura per la curiosità dell’anima, indolenza, fastidio o tedio del ben fare.