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Città turistica ad Abha, Arabia Saudita

CITTÀ TURISTICA AD ABHA, ARABIA SAUDITA, 2014

Concorso a inviti terzo classificato svolto con: Con Paola Arcamone, Flavia Balzano, Antonietta Barbati, Paolo Cirelli, Gabriella D’Argenio, Teresa Esposito, Maria Rosaria Fiocco, Mario Giacca, Marina Giampaolino, Giorgio Nugnes; plastico di Marco Damiano; consulente storico Alessandro Maria Raffone; consulente strutture Antonio Formisano.

Pubbl. su: “Tourist City in Abha, Saudi Arabia” (testi in arabo, inglese e italiano) di SR, Giannini Editore 2014; “[7] Italian Architects in Amman”, di Ali Abu Ghanimeh e Mario Pisani, ed. Il Formichiere 2017; “[8] Italian Architects Mediterranea Forum” di Ali Abu Ghanimeh, Ibrahim Maarouf e Mario Pisani, ed. Il Formichiere 2017 (testi in inglese).

Nei pressi di Abha, città sulla catena montuosa che con lo Yemen cinge il sud della penisola arabica, il principe Faisal Bin Khalid, governatore dell’Asir, ha promosso il concorso a inviti di una città turistica di 11 kmq per accogliere i sauditi attratti dal clima dell’altopiano.
Mancando modelli storici per disegnare una “città turistica” ho usato la geografia sia per definire i tracciati viari, sia per risolvere il problema dell’acqua. Utilizzando i 500 mm di piogge annue, abbiamo ricavato quattro laghi con dighe poste sull’alveo dei torrenti. Abbiamo inoltre usato la topografia per collocare diciotto villaggi turistici sulle curve di livello con vantaggi per l’intimità e l’economia ottenuta con la pietra del sito ed il recupero della tradizione locale. In opposizione, il centro della città esprime tecniche attuali in cinque “edifici-ponte”: la palestra, l’albergo, il centro commerciale, il museo e l’auditorium con bazaar. Il centro è nel perimetro dell’ultimo lago che, alimentato dagli altri, ha il livello dell’acqua costante.
Ogni villaggio ha peculiarità specifiche, ma tutti hanno il centro d’incontro, ristorante, piscina, palestra, spa, campi da gioco e sala preghiera. Ho disegnato cinque tipologie di alloggi, in prevalenza case a schiera con patii che governano i paesaggi interni.
Dalla strada esistente si diramano le vie che collegano il centro, i villaggi, il parco zoologico, il maneggio per cavalli e cammelli e la moschea. Gli “edifici-ponte” sono collegati anche dal tram con un percorso paesaggistico che cinge il centro mentre la moschea è raggiungibile con la funicolare. L’ultima diga, con un grande parcheggio coperto, è il fulcro che sostituisce la piazza dove si allineano negozi, uffici, ristoranti e servizi.
Mentre i villaggi assecondano la natura, gli edifici ponte la esprimono. L’astrazione stilistica saudita, come le coperture piane e gli intrecci geometrici, è stata usata nei progetti trovando conferme nella storia: dal Settecento l’avversione all’idolatria che portò i wahhabiti a distruggere ogni cupola e tomba della Mecca, ha soppresso nell’architettura dell’Arabia Saudita gli archi e le cupole sostituite da travi e da tetti piatti come la Kaaba, ciò che sarebbe piaciuto ad Adolf Loos e Le Corbusier.
Baricentro del centro è il teatro all’aperto che soddisfa l’interesse per la musica e la poesia che già ad Abha attrae migliaia di appassionati da tutta l’Arabia Saudita. Valutando che all’agire del tempo resistono le tradizioni e le funzioni fino a quando non varia l’uso, ho copiato il teatro di Epidauro che, conformato non dallo stile ma dalla forma del suono, è utilizzato ancor oggi per le sue eccellenti prestazioni.

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