pietra
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pietra
Calvi Risorta (CE) 1983 – 1987
Fino a quando l’architettura è stata realizzata per giaciture di materiali, dal basso verso l’alto, dalla terra al cielo, le regole costruttive hanno imposto dei limiti invalicabili ai margini di libertà della composizione. La rivoluzione tecnologica che ha invertito il modo costruttivo dall’alto verso il basso, dalla forma alla materia, ha consentito la definitiva scissione fra ossatura portante e composizione.
Questa, liberata dai vincoli della costruzione tradizionale, ha potuto ampliare le potenzialità espressive ma al prezzo di perdere molte regole compositive. Senza regole, l’autonomia della forma ha portato la costruzione ad essere utilizzata come semplice sostegno. Ritengo che, per non essere funzionale alla “moda”, il “modo” costruttivo deve tornare a significare. La casa che ho costruito per la mia famiglia è stata un laboratorio sperimentale per cercare nelle regole del costruire le regole dei comporre.
Questa casa è stata costruita a mano, secondo modalità e tempi di cantiere dell’antica tradizione: il tracciamento, lo scavo della trincea di fondazione, il riempimento e poi il nuovo tracciamento sul basamento e, con la crescita dei muri, il disvelamento dello spazio. In un cantiere di questo tipo mi piace assimilare le sue configurazioni a quelle dei sedimenti archeologici. Sono portato ad immaginare le configurazioni del suo sviluppo coincidenti con quelle del suo decadimento, quando il tempo agendo dall’alto verso il basso restituirà alla terra l’ordine naturale e le materie che le furono sottratte. L’ultimo elemento in grado di resistere alla natura sarà il primo ad essere stato edificato, saranno le fondazioni a conservare nella terra la memoria dell’edificio e del suo concepimento.
Il criterio perseguito di economizzare i segni assecondando le necessità tettoniche, ha consentito di descrivere la composizione come forma di scrittura della fabbrica.
Il processo dell’edificazione che si identifica con quello della progettazione sedimenta, superando il linguaggio, il senso di classicità cui s’ispira. Traslato sulle superfici di facciata, “l’ordine” estende solo una piccola traccia del suo significato.
a) libri
ARCHITETTURA E RICERCA, cat. omonima mostra del “Centro Studi Posillipo” a cura di Massimo De Chiara, 1984; ARCHITETTURA ITALIANA DELLA GIOVANE GENERAZIONE, ed. Materiali di Progetto Nuovo a cura di Pino Scaglione, 1989; CASE E VILLE IN CAMPAGNA, ed. De Vecchi di Leopoldo Freyrie e Guido Stefanoni 1989; SPAZIO IMMAGINI di Franco Formisani, ed. Thema 1993; TETTI IN LATERIZIO, di Alfonso Acocella e Mario Pisani, ed. Laterconsult 1994; NAPOLI 5 ARCHITETTI a cura di Fulvio Irace, Clean 1996; LE CASE DEGLI ARCHITETTI di Adriano Cornoldi, Marsilio Editore 2001; RESISTENZE – FRAMMENTI DI ARCHITETTURA DI PIETRA, TERRA, LUCE E ARIA DI SANDRO RAFFONE, Clean 2000; ALTRE PAROLE NEL VUOTO, Giannini 2010.
b) riviste
GRAN BAZAAR n 8/9, 1986; OTTAGONO n 82, 1986; DOMUS, n 692, 1988; “50×70” n 1, 1988; COSTRUIRE IN LATERIZIO n 29, 1992; ITINERARIO n. 6, 1992 di Renato De Fusco; CONTROSPAZIO n.6, 1991; L’INDUSTRIA DELLE COSTRUZIONI n 280, 1995.
c) mostre
“Regole del costruire, regole del comporre”, Clean 1988; “Napoli-Porto, due realtà a confronto – Adalberto Dias e Sandro Raffone” in seno alla “Festa dell’Architettura” Campobasso 1998; “Napoli, 5 Architetti”, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Napoli 1996;; “II Salòn de Architettura Cubana”, La Habana 1999; “Vitalità del moderno” promossa dall’In/Arch, Piazza di Porta San Giovanni, Roma 2000.
Nel 2018 la casa è stata selezionata dal MIBAC, organismo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali con compiti di tutela dei beni architettonici.