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Casa di Abramo a Napoli

CASA DI ABRAMO, 2014 / 2015
Con Maria Rosaria Fiocco; coll, Paola Arcamone; verifiche strutturali Prof. Ing. Antonio Formisano; piano economico Prof. Arch. Maria Cerreta

Il fondamento del progetto è la rimozione dei simboli delle tre religioni, ciò che ha indotto l’adozione della pianta circolare idonea per l’inserimento nel portico anulare delle nicchie con l’altare e la torah, chiuse o aperte per le rispettive funzioni ed il minbar retrattile per gli islamici. Lo spazio e la luce che si diffonde in modo opposto a quella del pantheon riconduce a un contenuto spirituale unico la visione simbolica dispersa dalla soppressione dei simboli.
I rappresentanti delle tre fedi monoteiste – considerando la Casa di Abramo non solo come luogo di culto, ma anche per celebrare il culto dell’accoglienza – hanno suggerito di rendere lo spazio disponibile anche alle altre confessioni cristiane, ai sunniti e agli sciiti facendone un luogo di studio e ricerca della conoscenza per l’incontro e il rispetto fra culture diverse.
Situata fra la Stazione Marittima e Castel Nuovo, la Casa di Abramo si raggiunge attraversando il giardino a prato, il parco della pace, sul quale è collocato l’albero della conoscenza per la quale l’Uomo rinunciò al paradiso terrestre. Rialzata su un terrapieno conico, la thòlos ha un doppio recinto d’acqua, una barriera violata dal cancello con il nome del tempio in ebraico, latino, arabo e italiano leggibile ad ante aperte e chiuse.
Fuori dal recinto, svetta la torre della fede, un segnale visibile dalla città e dal mare che compie una rotazione in ventiquattro ore.
Negli ex Magazzini Generali, progettati da Marcello Canino nel 1949 e in abbandono da anni, sono ricavati sei piani di parcheggi e i centri culturali, una biblioteca, una palestra, due ristoranti con cucine separate ed in copertura un bar panoramico; attività e servizi che potranno attrarre parte dei finanziamenti e degli introiti per la manutenzione del complesso che essendo nella proprietà dell’Ente Porto, potrebbe essere gestito dallo stesso ente.
Il luogo, ha la straordinaria valenza di porsi come segnale nel paesaggio sia dal mare, sia nell’asse che da Castel Sant’Elmo giunge al porto dove la sistemazione della metropolitana di Alvaro Siza ha messo in luce duemila anni di storia, un contesto in cui la Casa di Abramo potrebbe fare storia.

CASA DI ABRAMO NEL PORTO
Il 30 luglio 2014 ho mostrato il progetto al sindaco di Napoli, Dott. Luigi de Magistris, che ha espresso il desiderio di realizzarlo ma, escludendo il sito in Via Amerigo Vespucci, ha proposto di situarla nel porto previa consenso dei rappresentanti delle comunità cristiane, islamiche ed ebraiche.
Gli incontri con il Rabbino Capo di Napoli Dr. Rav Umberto Piperno, con il rappresentante della Curia Mons. Prof. Gaetano Castello e con il presidente della Federazione Islamica della Campania Dr. Imam Abd Allah Massimo Cozzolino, hanno fornito contributi per la revisione del progetto fra cui la “torre della fede” in sostituzione del campanile e del minareto.
Il 12 ottobre 2014, nel Dipartimento di Architettura, i tre rappresentanti delle religioni monoteiste, firmando il documento di accettazione, hanno suggerito di considerare la Casa di Abramo un luogo di studio e ricerca della “conoscenza” per l’incontro e il rispetto fra culture diverse, auspicando l’inclusione di altre confessioni cristiane, di sunniti e sciiti ed eventualmente dei buddisti, concependo la Casa di Abramo non solo come luogo di culto, ma anche per “celebrare il culto dell’accoglienza”. La sala di preghiera è inoltre disponibile come auditorium, sala riunioni e per concerti. Infine, i tre sapienti hanno convenuto che anche il mangiare può essere un atto di preghiera, ciò che valorizza le funzioni sociali situate negli ex Magazzini Generali.
Il 17 novembre 2015, il sindaco Luigi de Magistris incaricò l’assessore all’urbanistica Carmine Piscopo e l’assessore alla cultura Nino Daniele di organizzare entro due settimane una conferenza stampa per annunciare l’intento di costruire la Casa di Abramo. Poi, inspiegabilmente, l’intento si è stemperato.
Nel fabbricato degli ex Magazzini Generali sono ricavati sei piani adibiti a parcheggi per 462 auto, mentre in un quinto del volume ci sono: bookshop e caffetteria, le sedi delle tre comunità, una biblioteca, una palestra e due ristoranti. In copertura ci sono un bar panoramico e un giardino con macchia mediterranea. Fra le rampe dei garage ci sono due serbatoi di raccolta dell’acqua piovana che insieme all’elettricità raccolta dalla “torre della fede”, garantisce l’autosufficienza energetica con un surplus. Il progetto, approfondito a livello esecutivo, ha consentito le valutazioni strutturali e un’attendibile previsione sia dei costi di costruzione, sia di gestione. Il costo dell’intero complesso ammonta a13.004.739 euro dei quali 2.460.085 euro per la Casa di Abramo e 10.544.654 euro per la sistemazione dei Magazzini Generali, costi a fronte dei quali il gestore percepirà dei ricavi connessi alla realizzazione dei parcheggi, bar, ristoranti e palestra dal quinto anno a conclusione dei lavori. Il calcolo del VAN (Valore Attuale Netto) è stato fatto al tasso convenzionale del 5%, ottenendo un valore pari a 2.138.174,34 euro, mentre il TIR (Tasso Interno di Rendimento) è il 7,02%, ricavi che potrebbero attrarre i finanziamenti privati, anche esteri, con apposita convenzione con l’Ente Porto.

CRONISTORIA
L’idea è nata nel 1998 nella città di Irbid in Giordania dove ho visto un minareto e un campanile affiancati, mentre nel 2000 l’ho attuata come tema per gli allievi della Facoltà di Architettura. L’istruttoria fu elaborata con il domenicano Benedetto Fulgione e con il Prof. Alì Abu Ghanimeh dell’University of Jordan. Il fondamento fu l’eliminazione di tutti i simboli per l’uso dello stesso spazio in tempi diversi dai fedeli delle varie confessioni. Previsto a Ponticelli, aveva il titolo “Tempio Islamico Cristiano” ma dopo la visita del monastero di Santa Caterina di Alessandria nel Sinai, considerato un luogo sacro dalle tre maggiori religioni monoteiste, l’abbiamo chiamato “La Casa di Abramo”.

Nel 2001 la mostra dei progetti nella Facoltà di Architettura fu comunicata da un telegiornale di RAI 3; nel 2003 il tema fu approfondito in tre tesi di laurea a Napoli, Salerno e Barletta che furono divulgate dalla stampa nazionale e da riviste di architettura, oltre interviste televisive e convegni; nel 2005 su invito di S.E. Akel Biltaji, consigliere del re di Giordania, tre progetti della Casa di Abramo furono esposti nell’University of Jordan ad Amman, con la presenza di autorità governative, accademiche, esponenti religiosi islamici e cristiani e del rappresentante dell’ambasciata d’Italia; nel 2007 fu pubblicato il libro “La Casa di Abramo” Clean Ed; nel 2012 nel mio studio ho redatto un progetto con aule di preghiera separate che fu esposto nella “Biennale of Mediterranean Architecture” ad Aqaba.
Nel 2013, includendo anche gli ebrei, ho redatto il progetto in Via Amerigo Vespucci a Napoli con i centri culturali ebraico, cristiano e musulmano comprese le abitazioni del rabbino, del parroco e dell’imam. Per la convivenza e conoscenza reciproca ho inserito una biblioteca, un ristorante con cucine separate, una sala per convegni e spettacoli teatrali, un giardino, attrezzature sportive e un vasto parcheggio. Da oltre vent’anni il sito che comprende il Mercato del pesce, opera prima di Luigi Cosenza e del Razionalismo a Napoli, è in degradato abbandono.

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